È l’ultima regione prima del confine marino con la Sicilia, nonché punta dello Stivale. Spesso sottovalutata rispetto ad altre zone d’Italia, la Calabria è una terra ricca di tradizioni, cultura, paesaggi e coste meravigliose. Territorio nel cuore del Mar Mediterraneo, ha tanto da offrire al viaggiatore medio di tutte le stagioni: bagni in acque cristalline tra Jonio e Tirreno, escursioni tra boschi e montagne lungo la Sila, vini e cibo di grande gusto e importanza.
Primo territorio ad aver storicamente ricevuto il nome Italia, dato dagli antichi greci all’istmo di Catanzaro, la Calabria è abitata sin dal paleolitico, come dimostrato dai reperti della grotta del Romito. Data la sua posizione geografica è stata un crocevia di culture: enotria, bruzia, greca, romana, bizantina e normanna. Dall’VIII secolo a.C. vengono fondate numerose città che costituiscono il fulcro della Magna Grecia. Nel IV secolo a.C. la città di Cosentia diventa capitale del territorio dei Bruzi.
La Calabria diventa parte della “Regio III Lucania et Bruttii” in epoca romana e dopo la guerra greco-gotica per cinque secoli rimane sotto il dominio bizantino, col quale viene introdotta l’arte della seta a Catanzaro. Nell’XI secolo d.C. l’arrivo dei normanni dà il via a un lento processo di latinizzazione della Calabria e la penisola farà successivamente parte del Regno di Sicilia, poi di Napoli e infine delle Due Sicilie prima di convergere nell’Italia unita.
Ancora oggi, nell’area della Bovesia, esistono comunità di lingua grecanica, variante vocale della lingua greca che affonda le sue origini nell’impero bizantino. Nella parte centro-settentrionale, invece, sono numerose le località con inflessioni in lingua arbëreshe, variante locale della lingua albanese, fondate fra XV e XVIII secolo da esuli albanesi che si rifugiarono in Italia per sfuggire all’invasione ottomana dei Balcani. C’è inoltre a Guardia Piemontese una minoranza di lingua occitana.
Nei 404 comuni della Calabria (150 della provincia di Cosenza, 97 di Reggio Calabria, 80 di Catanzaro, 50 di Vibo Valentia e 27 di Crotone) il dialetto è suddiviso in base alle singole province, in ciascuna delle quali si presentano diverse varianti. I dialetti calabresi sono quelli italiani che più hanno attirato gli studiosi per le proprie peculiarità e le radici in tempi antichi. Oltre alle distinzioni linguistiche già citate, è possibile dividerli in due grandi aree: quello meridionale intermedio o “diasistema della lingua napoletana” (‘e parrate calabbrise) e quello meridionale estremo o “diasistema della lingua siciliana” (i parrati calabbrisi).
La vegetazione è variegata a seconda delle zone di montagna e di mare. Fino ai 600 metri domina la macchia mediterranea con olivi e lecci, verso gli 800 i faggi e oltre i 1.300 ci sono castagni, querce, pini larici e gli abeti bianchi. Ci sono tanti pascoli tra Sila e Aspromonte, dove è possibile trovare anche cinghiali, caprioli, lupi, istrici, lontre, tassi, lepri, faine e donnole. Fra gli uccelli sono presenti le starne, il falco pellegrino, lo sparviero, il gufo reale, l’allocco, il picchio nero e le quaglie. Fra i rettili invece la testuggine Greca, i gechi, serpenti non velenosi e la vipera Aspis, invece velenosa. Solo in questa regione è inoltre presente la “Danais chrysyppus”, farfalla tipica delle isole del Dodecaneso.
Per gli amanti della natura, una tappa obbligatoria è il Parco Nazionale del Monte Pollino, che si estende su tutta la regione. Si può passeggiare, pedalare in mountan bike, fare rafting o escursioni speleologiche e alpinistiche nei punti più belli e selvaggi. Le principali attrazioni sono le Gole del Raganello e le valli dei fiumi Lao e Argentino, che si trovano tra San Lorenzo Bellizzi, Papasidero e Orsomarso. Per gli amanti del lago ce ne sono diversi e sparsi in tutte le province: il lago Costantino (unico naturale), Arco, Cecita, Ampollino, Passante, Angitola, Esaro e Tarsia.
Per gli appassionati di storia e mistero c’è anche la possibilità di fare un salto a Pentedattilo, piccola frazione di Melito Porto Salvo. Il nome indica una “gigantesca mano” che si forma grazie al suo posizionamento geografico sulla rupe del Monte Calvario. Più in generale, il borgo è completamente abbandonato e questo rende la visita spettrale ed entusiasmante. Altri punti fondamentali sono il porto di Rodi, famoso per il suo “Colosso”, e Riace con i suoi bronzi immortali.
C’è poi sua maestà La Sila, che con la sua ampia riserva naturale copre le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone. Oltre alla bellezza dei paesaggi, la zona è conosciuta per i suoi “Giganti”, cinquanta alberi secolari sopravvissuti al disboscamento che fu permesso come debito di guerra verso gli alleati nella Seconda Guerra Mondiale. Nella Sila si allevano anche ovini e si coltivano frutti rossi: in svariati punti è possibile fermarsi in luoghi di riposo e ristoro e assaporare queste leccornie.
Un altro grande parco è quello Nazionale dell’Aspromonte: in inverno è possibile sciare nella località di Gambarie a 1.400 metri d’altezza, nelle altre stagioni è possibile godersi i boschi e passeggiare nella natura e in estate è distante dal mare circa 30 minuti.
Dotata di località balneari spettacolari, una tappa obbligata in Calabria è certamente Pizzo Calabro con la sua vista panoramica sulle Isole Eolie dalla costa tirrenica. Si prosegue poi a Tropea con i suoi scorsi sul mare e il Santuario di Santa Maria dell’Isola, situato in una posizione caratteristica su una piccola altura da cui si gode di una vista mozzafiato. Sempre sul Tirreno si trova Capo Vaticano, uno dei promontori più noti che si estende dal golfo di Santa Eufemia a quello di Gioia Tauro con uno strapiombo sul mare. Sabbia bianca finissima e spiaggia spesso raggiungibile solo via mare o tramite ripiti sentieri: una visita che merita certamente lo sforzo. Come lo merita anche l’arcomagno di San Nicola Arcella, enorme spiraglio creatosi su una parete di roccia in mezzo al mare.
Sempre su quel versante ci sono Le Castella, famosa località turistica nel Crotonese conosciuta per la sua fortezza aragonese eretta in mezzo al mare. Lì vicino ci sono poi le Spiagge Rosse, una distesa di sabbia dorata abbellita appunto da rocce rosse, con fitta vegetazione mediterranea nei dintorni. Da qui è possibile fare delle escursioni in battello per ammirare la fauna sottomarina della Riserva Marina di Capo Rizzuto. Non può mancare Scilla, famosa sia per l’Odissea con Cariddi, sia per l’imponente scogliera a picco sul mare che ospita il Castello Ruffo e la passerella che conduce a Chianalea, tra i borghi più belli d’Italia.
Rinomate sono anche le pietanze calabresi, a tavola e nel bicchiere. Dalla nduja (carne di maiale tritata con abbondanti dosi di peperoncino) si passa al capocollo, al caciocavallo silano e alle cipolle rosse di Tropea. Tra i Dop abbiamo anche pancetta, salsiccia, soppressata, pecorino, bergamotto di Reggio Calabria, olio, liquirizia e fichi di Cosenza. Tra quelli IGP invece la clementina, le patate della Sila, il limone di Rocca Imperiale e il torrone di Barganara. Da gustare anche il “tartufo bianco” di Pizzo Calabro, gelato che ricorda il tartufo d’Alba.
Tra i piatti tipici ci sono la pasta ‘ncasciata (maccheroni conditi con ragù, uova sode, salumi, caciocavallo e melanzane fritte), il pecorino crotonese e il caprino della limina. Tra i dolci i noti “cuddhuraci” di Pasqua con decorazioni e uovo sodo, i “petrali” natalizi (pastafrolla con fichi, noci, mandorle e arance candite). Anche per i vini la scelta è variegata: Bivongi bianco e secco, Cirò rosso, Donnici rosso, Greco di Bianco dolce, Melissa rosso e Pollino rosso.
Tra i miti e le leggende calabresi, da annoverare è quello dell’oracolo di Capo Vaticano. A lui si sarebbero rivolti i naviganti prima di avventurarsi tra i vortici di Scilla e Cariddi e lo stesso Ulisse, scampato agli scogli, avrebbe chiesto aiuto per proseguire il suo viaggio. A Palmi, sul monte che sovrasta la città, si narra invece di un uomo dal volto nero e con un gran sacco sulle spalle si presentò invece a Sant’Elia in meditazione: lo aprì e mostrò al santo tante monete, il quale però le prese e le lanciò lungo la china. La “pietra del diavolo”, leggenda vuole, presenta ancora oggi un macigno con le impronte delle unghie lasciate dal demonio prima di spiccare un balzo e inabissarsi in mare. Si dice infine che re Alarico I, che morì a Cosenza nel 410 d.C., fu seppellito insieme al suo tesoro sottratto da Roma nel fiume Busento.
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