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I gesti che bisogna ricordarsi di non fare mai all’estero

Quali sono i gesti da non fare all’estero? È una domanda che ogni viaggiatore dovrebbe porsi prima di partire. Il linguaggio del corpo, infatti, non ha valore universale, ma varia al variare della cultura in cui ci si trova. Un gesto che in Italia è comune ed ha un significato, altrove può assumenerne un altro. Conoscere queste differenze può, quindi, essere molto importante se non si vuole rischiare di commettere degli errori e, magari, di offendere senza volerlo il proprio interlocutore. Lo è ancora di più per noi italiani, considerata quanta importanta ha per noi il linguaggio del corpo e quanto i gesti facciano parte del nostro comunicare quotidiano.

I gesti da non fare all’estero: un elenco

Vediamo, allora, a quali gesti serve stare attenti. Ne abbiamo preparato un elenco e, siamo certo, non mancheranno le sorprese.

Immagine | Unsplash @Sincerely Media – Okviaggi.it
  • Lo “stop” con la mano: il gesto che in Italia si fa per tenere a distanza qualcuno, con il palmo della mano aperta e il braccio allungato, in alcuni Paesi, come la Grecia, ma anche in Medio Oriente e in Africa, è altamente offensivo. Viene chiamato “moutza” e indica un grande disappunto.
  • Il pugno chiuso: in Pakistan il pugno chiuso è l’equivalente del nostro gesto dell’ombrello. Meglio, quindi, evitare di farlo.
  • Il segno di “vittoria”: le due dita, indice e medio, alzate in segno di vittoria o di pace, nei Paesi angolossassoni sono, in realtà, un’offesa. Lo stesso gesto viene, infatti, utilizzato per mandare pesantemente a quel paese qualcuno.
  • Guardarsi negli occhi: in Italia, ma anche in gran parte del mondo occidentale, guardarsi negli occhi durante una conversazione è considerato un segno di forza ed è universalmente ben accetto. Lo stesso non si può dire in Giappone, dove guardare negli occhi qualcuno durante una conversazione può essere considerato maleducato.
  • Le dita incrociate: in Europa si incrociano le dita per auguare fortuna. In alcuni Paesi dell’Asia, invece, lo stesso gesto indica gli organi genitali femminili e, rivolto a un uomo, è considerato una pesante offesa.
  • La stretta di mano: anche in questo caso la differenza tra Europa e Asia è abissale. Da noi una stretta di mano vigorosa è considerata sinonimo di sicurezza e, in generale, si saluta una persona con la stretta di mano. In Giappone e Cina, invece, la stretta di mano può essere considerata offensiva. Si saluta con un inchino.
  • Il segno dell’Ok: il tradizionale segno dell’Ok, con pollice e indice a formare un cerchio, in Germania e Brasile indica l’ano ed è quindi considerato offensivo. In Turchia viene utilizzato per offendere gli omosessuali.

Insomma, questi sono soltanto degli esempi di quanto le differenze siano in alcuni casi abissali e di come un semplice gesto possa assumere significati diametralmente opposti. Il consiglio, quindi, è prepararsi al meglio prima di affrontare un viaggio e provare a capire abitudini, usi e costumi del Paese che si sta per visitare. Molto lo si scoprirà direttamente sul posto, ma farsi trovare preparati è un bell’esempio di rispetto per una cultura differente e per un Paese che ci ospiterà.

Gianluca Pirovano

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