Milano è una metropoli sempre più in crescita, cosmopolita, che come tutte le grandi città ha attraversato periodi fiorenti e altri meno. È conosciuta come la capitale della moda, del design e della finanza. Ha luoghi e monumenti molto conosciuti, ma nasconde anche dei lati segreti, delle storie e delle curiosità che pochi sanno. Sia nel centro della città sia in posti magari meno frequentati. Luoghi, perché no, anche ricchi di mistero. Tutti, ma proprio tutti, da scoprire.
Oggi Villa Necchi Campiglio è una delle più belle case-museo del capoluogo lombardo. Si trova n vicino alla ferma della linea rossa della metropolitana, Palestro. È qui che, tra le due guerre, nobili, aristocratici e borghesi si davano appuntamento per far festa a casa di Nedda e Gigina Necchi e di Angelo Campiglio. È stata la prima villa in città ad avere una piscina privata, simbolo di un nuovo modo di vivere il tempo libero.
C’è un detto che dice “anche i muri hanno le orecchie”. Possibile? A Milano sì, eccome. In via Serbelloni 10, accanto al portone di Palazzo Sola Busca, c’è un bell’orecchio che sporge dal muro. Di cosa si tratta? Di un citofono in bronzo realizzato da Adolfo Wildt negli anni ‘30. È uno dei primissimi citofoni installati a Milano e la forma così particolare ha dato al palazzo il soprannome in dialetto milanese di “Ca’ de l’Oreggia”.
Se ci sono i muri con le orecchie, allora ci possono essere anche i fenicotteri rosa. Già, proprio così: i fenicotteri rosa a Milano. Si trovano in Via Cappuccini 7 a Villa Invernizzi. A chi non è capitato di andarci e incontrare diversi curiosi che sbirciano tra le siepi che nascondono la facciata della villa. Attorno a un laghetto vive una colonna di fenicotteri rosa.
Alcuni la chiamano “l’olandese” per lo stile dell’architettura che ricorda quella tipica nordeuropea. In realtà, la casa in via Carlo Poerio 35 è uno degli esemplari di casa riprodotti dalla comunità ebraica ortodossa dei Lubavitcher in varie città nel mondo. Quella di Milano è l’unica presente in Europa.
Ci sono a Milano villette a schiera basse, con balconcini, palme e giardini privati: è lo spettacolo che ci si trova davanti, corredato da facciate dalle tinte sgargianti. È Via Lincoln: una strada privata di pochi metri, così colorata da essere conosciuta come la “Burano milanese”. Non è finita qui. Perché continuando a passeggiare verso Corso XXII Marzo, verso il mercato del Suffragio si passa davanti al murale dedicato a Sant’Ambrogio apicoltore: è un omaggio alla laboriosità e resilienza dei cittadini.
In via degli Omenoni 3 si possono ammirare le imponenti sculture maschili che rappresentano le stirpi dei barbari sconfitti. Da Svevo a Quado, passando per Adiabene, Parto, Sarmata e Marcomanno. Le sculture sono ispirate a quelle della Roma antica, anche se per alcuni somigliano ai “Prigioni” di Michelangelo e in effetti Leone Leoni, il proprietario dell’abitazione, è stato lo scultore della Zecca di Milano e grande appassionato d’arte.
In piazza Santo Stefano, invece, bisogna farsi un po’ di coraggio. I curiosi sono avvisati. È quello che bisogna avere, appunto, quando si decide di attraversare la Stretta dei morti, oggi Vicolo di San Bernardino. Varcando il portone della chiesa di San Bernardino alle Ossa, si scende nell’Ossario, dove il piccolo ambiente in penombra, ha pareti, stipiti e colonne totalmente rivestite di teschi, vertebre, femori e ulne.
Sulla linea gialla della metropolitana, fermata Missori, ci si può imbattere alla porta di Palazzo Acerbi, in corso di Porta Romana 3. Luogo di misteri: le cronache del 1630 raccontano che qui abitasse il demonio in persona, l’aristocratico Ludovico Acerbi, uomo che di solito si spostava a bordo di una carrozza trainata da cavalli neri. Tutto questo per far capire il soggetto in questione. Inoltre, c’è anche una palla di cannone incastonata sulla facciata, che risale alle battaglie delle cinque Giornate di Milano del 1848.
Ci sono altri luoghi nei quali il mistero e il diavolo lasciano il loro segno a Milano. Bisogna recarsi alla fermata della linea verde della metropolitana, quella di Sant’Ambrogio. Fuori dalla Basilica del patrono della città lombarda si trova una colonna in pietra mozzata ha due fori ben visibili: secondo la leggenda, a causarli furono proprio le corna di Lucifero, scaraventato a terra nella lotta con Sant’Ambrogio.
Passeggiando verso il Castello Sforzesco, in Corso Magenta, si trova un altro luogo curioso: il nome è convenzionale, Casa Rossi, ma entrando nel cortile dal civico 12 ci si accorge di essere in un posto che di comune non ha nulla. Alzando lo sguardo ci si accorge di come l’architettura di cinque piani incornici una porzione di cielo in un ottagono perfetto.
Sempre in Corso Magenta 65 c’è la Casa degli Atellani con la Vigna di Leonardo. È nascosta dietro al portone dell’unico edificio in stile Rinascimentale del corso. Lì si scopre una casa museo con tanto di giardino, che fino a qualche anno fa era uno dei segreti meglio custoditi di Milano. Si possono visitare la sala dello Zodiaco, lo studio di Ettore Conti, lo Scalone monumentale del Portaluppi e la sale con i ritratti del Luini. Inoltre, dalle finestre si intravede il giardino delle delizie, luogo nel quale si trova la vigna che Ludovico il Moro donò a Leonardo in segno di ringraziamento per gli anni di lavoro presso il Ducato, ripiantata in occasione di Expo 2015.
Altro luogo tutto da scoprire è quello nel quartiere Maggiolina, fermata Marche o Istria sulla metropolitana lilla. In via Lepanto si trovano gli esperimenti residenziali più curiosi del capoluogo lombardo: le case igloo progettate dall’ingegnere Mario Cavallè. Furono costruite nel dopoguerra come unità abitative provvisorie, per ospitare le famiglie sfollate dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
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