Dato l’enorme flusso di turisti nel 2022, la provincia autonoma di Bolzano ha ideato una strategia per puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. La scelta, adottata lo scorso settembre, è stata quella di limitare i posti letto in ogni comune dell’Alto Adige. Saranno così accettati un massimo di 34 milioni di pernottamenti all’anno, ovvero il numero di pernottamenti che corrisponde al livello raggiunto in Alto Adige nel 2019. Questa decisione ha suscitato non pochi dibattiti e preoccupazioni riguardo allo sviluppo economico della regione.
Le nuove misure e le critiche
In base alle nuove regole entro la fine di giugno alberghi, B&B e campeggi devono comunicare ai comuni quanti posti letto hanno a disposizione in base ai posti dichiarati nel 2019 o ad ampliamenti per cui è già stata chiesta l’autorizzazione. Così ogni comune avrà a disposizione un numero di fisso di posti letto da cui ricavare il totale dei pernottamenti annuali. Allo stesso modo, le nuove strutture devono chiedere il permesso di aprire al comune, e i posti letto delle strutture che chiuderanno torneranno nella disponibilità del comune, che li riassegnerà ad altre che ne avevano fatto richiesta.
Molti albergatori hanno criticato queste rigide regole, in quanto possono costituire un freno per il turismo, invece che un vantaggio. In particolare, si lamenta il fatto che tutto questo non permetterebbe alle nuove generazioni di albergatori di ampliare il lavoro precedentemente svolto. Allora i comuni hanno introdotto un’ulteriore regola, “anticipo di posti letto”, per cui è possibile concedere alcuni posti in anticipo rispetto all’eventuale futura dismissione di altre strutture. In questo però verranno privilegiati gli alberghi di dimensioni più piccole. La maggior parte dei posti letto ritornerà al comune, e la restante parte verrà gestita dalla provincia.
I lati negativi dell’offerta
L’assessore Schuler ha spiegato che queste misure sono state introdotte per il sovraffollamento avvenuto nei comuni più grandi dell’Alto Adige. Afferma inoltre che l’aumento di offerta su piattaforme come Aribnb ha reso difficile per gli abitanti del luogo trovare alloggi in affitto o in vendita. Secondo le statistiche, nel 2016 gli altoatesini su Airbnb erano 1100 e nel 2020 sono arrivati a quasi 4000. Le critiche mosse dagli albergatori sono comprensibili ma bisogna considerare che il turismo ha anche i suoi lati negativi. Ad esempio incide molto sul costo della vita o dei trasporti.
Inoltre, non solo Bolzano ha pensato a misure contenitive per i turisti. A Venezia è stata presentata una proposta di legge che prevede per i comuni la possibilità di limitare il numero degli immobili in affitto breve con la facoltà di individuare zone dove applicare questa limitazione. Anche qui, lo spropositato numero di alloggi a disposizione su Airbnb contribuisce ad aumentare il costo degli affitti.
Altre regioni sono interessate a queste misure, ma preferiscono aspettare e vedere come l’Alto Adige gestirà la proposta, prima di applicarla a loro volta. Tra queste regioni ci sono la Liguria (in particolare le Cinque Terre), la Toscana (per Firenze) e l’Emilia Romagna (riguardo alla città di Bologna).