Dall’università di Cambridge un’idea che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’aviazione: ridurre la velocità del 15% per diminuire le emissioni di CO₂
Un recente studio dell’Università di Cambridge ha proposto misure innovative e radicali per affrontare la sfida delle emissioni di carbonio nell’aviazione, uno dei settori più difficili da decarbonizzare. Secondo i ricercatori, una delle proposte più interessanti prevede di ridurre la velocità degli aerei del 15%, al fine di ridurre il consumo di carburante e le emissioni. Questa scelta, se attuata, potrebbe comportare tempi di volo leggermente più lunghi ma potrebbe avere un impatto rilevante sulla sostenibilità ambientale del trasporto aereo.
Ridurre la velocità degli aerei potrebbe sembrare un controsenso in un settore che ha sempre puntato a diminuire i tempi di viaggio per migliorare la soddisfazione dei passeggeri e l’efficienza operativa. Tuttavia, gli scienziati dell’Università di Cambridge sostengono che una riduzione del 15% della velocità degli aerei porterebbe a un calo del consumo di carburante tra il 5% e il 7%. Tale riduzione potrebbe contribuire in modo significativo agli obiettivi globali di emissioni nette pari a zero entro il 2050, fissati nell’Accordo di Parigi e ribaditi in numerose sedi internazionali. In termini pratici, per un volo transatlantico, questa misura si tradurrebbe in un tempo di volo aumentato di circa 50 minuti.
Secondo gli scienziati, questa soluzione potrebbe non essere del tutto apprezzata dai viaggiatori, specialmente sui voli a lunga distanza, in cui il tempo di viaggio è già considerevole. Tuttavia, i ricercatori sottolineano che il problema potrebbe essere mitigato intervenendo sui tempi di attesa in aeroporto e sulle procedure di check-in, che potrebbero compensare parzialmente l’allungamento dei voli.
Il rapporto, intitolato Cinque anni per tracciare un nuovo futuro per l’aviazione, non si limita alla riduzione della velocità. Vengono delineate altre due “audaci misure di efficienza” che, insieme alla riduzione della velocità, puntano a un obiettivo di riduzione del consumo di carburante del 50% entro il 2050.
La prima misura proposta è la sostituzione accelerata delle flotte aeree. Secondo gli scienziati, ridurre l’età media degli aeromobili da 30 a 15 anni potrebbe abbattere il consumo di carburante dell’11-14%. Le nuove tecnologie disponibili nei modelli di aereo più recenti permettono infatti una maggiore efficienza energetica. Tuttavia, sostituire gli aeromobili con maggiore frequenza richiederebbe investimenti notevoli da parte delle compagnie aeree, il che potrebbe comportare un aumento dei costi per i passeggeri, almeno nel breve periodo.
La terza misura riguarda invece l’aumento del numero di aerei per ottimizzare i voli su tratte a corto e medio raggio. Attualmente, molti aerei volano con una capacità di carico non ottimizzata, spesso su rotte più lunghe del necessario. Garantire un numero maggiore di voli che rimangano entro il raggio d’azione previsto ridurrebbe il consumo di carburante dal 4 al 7%. Anche se aumentare il numero di voli potrebbe sembrare in contraddizione con la riduzione delle emissioni, un sistema di rotte più razionale e breve potrebbe avere un effetto positivo complessivo.
Gli scienziati del team britannico evidenziano che queste misure “audaci” potrebbero risultare poco attraenti per il settore dell’aviazione, poiché richiedono trasformazioni strutturali e finanziarie complesse, che le singole compagnie aeree non possono affrontare da sole. È dunque necessario che queste iniziative siano supportate da politiche e regolamentazioni a livello governativo e internazionale, che incentivino il rinnovamento delle flotte e l’adozione di pratiche più sostenibili.
Il settore dell’aviazione ha un ruolo rilevante nell’emissione globale di gas serra, contribuendo a circa il 2-3% delle emissioni mondiali di CO₂. Con l’aumento dei viaggi aerei post-pandemia, queste cifre rischiano di salire ulteriormente, rendendo cruciale un’azione immediata. Gli scienziati sostengono che senza un intervento rapido si potrebbe perdere la finestra di opportunità per raggiungere gli obiettivi di emissioni nette pari a zero entro il 2050.
La riduzione della velocità degli aerei e l’allungamento dei tempi di volo pongono una sfida significativa sul piano della soddisfazione dei passeggeri. In un mercato altamente competitivo, le compagnie aeree devono considerare l’impatto che tali misure potrebbero avere sull’esperienza di viaggio. Tuttavia, secondo il team di Cambridge, il cambiamento è inevitabile. Se non si interviene ora, l’industria dell’aviazione potrebbe ritrovarsi a fronteggiare restrizioni ancora più stringenti in futuro. L’adozione di misure preventive, per quanto difficili da accettare, potrebbe consentire un adattamento graduale del settore e ridurre l’impatto sulle abitudini dei passeggeri.
L’approccio proposto dagli scienziati dell’Università di Cambridge rappresenta una sfida complessa ma fondamentale. La loro ricerca invita a un ripensamento profondo dell’intero sistema dell’aviazione, spingendo a mettere la sostenibilità ambientale al centro delle priorità del settore. Con il cambiamento climatico che incombe, l’urgenza di queste trasformazioni non può essere ignorata: l’aumento dei tempi di volo potrebbe essere un prezzo accettabile da pagare per preservare il pianeta.
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