Nell’era dell’overtourism, che letteralmente significa “un surplus di turismo”, o un’abbondanza di turisti, una dei sintomi più riconoscibili del fenomeno sono le masse affollate in un determinato punto di una città o di un luogo, spesso organizzate in file ordinate, con lo scopo di scattare la foto perfetta, con uno specifico sfondo.
In alcuni luoghi del mondo esistono dei veri e propri spot appositi, con cornici, macchine fotografiche, e code di persone. In altri, tipo la nostra Italia, un museo a cielo aperto, si creano affollamenti senza che un cartello indichi la presenza di un bel panorama.
Il fenomeno si è così intensificato che alcune città hanno cominciato a istituire i “divieti alle foto”, o, per lo meno, il divieto di sosta per fare le foto. Come l’ultimo chiacchierato caso di Portofino, in Liguria.
Dal 15 ottobre di quest’anno, quindi a conclusione della stagione estiva, il comune ligure ha istituito una sorta di divieto di sosta per selfie e foto nelle zone più belle del piccolo borgo di pescatori, famosa meta turistica e luogo simbolo della regione.
Le sanzioni vanno dai 65 ai 275 euro e verranno imposte a chiunque si attardi nelle due “zone rosse” anti affollamento, istituite nel centro cittadino, dalla mattina alle 18.
L’ordinanza è stata voluta dal sindaco Matteo Viacava e le limitazioni riguardano due zone particolarmente amate dai turisti per la loro unicità paesaggistica: la famosa Piazzetta sul mare, circondata dalle caratteristiche abitazioni pastello e sormontata dal promontorio, e il molo Umberto Primo.
Il sindaco ha voluto precisare che non si è trattato di un’ordinanza anti-selfie: “Nessuno vieta i selfie. L’ordinanza vieta gli assembramenti in determinate zone del borgo come Molo Umberto I e Calata Marconi dove il transito è talmente difficoltoso da dover richiedere l’intervento delle forze di polizia per gestire i pedoni. Si tratta di una misura di sicurezza, una misura di buonsenso”.
Se a Portofino la regola sarà quella di non creare assembramenti a partire dalla prossima stagione, ci sono posti del mondo in cui scattarsi qualche foto in passato è diventato un problema, un problema che qualche comune ha deciso di risolvere tramite dei divieti.
Uno dei primi casi che fece più rumore riguarda la città giapponese di Kyoto, considerata come la capitale culturale e storica del paese. Nel 2019 l’amministrazione vietò selfie e foto con le geishe da parte di turisti, in quanto queste venivano continuamente inseguite per uno scatto. La multa in quel caso era stata fissata a un massimo di 10mila yen, ovvero circa 63 euro.
Qualche anno fa aveva fatto parlare di sé anche la vicenda relativa ad un paesino svizzero, Bergün, dove il consiglio comunale aveva approvato il divieto di scattare immagini del paesaggio per poi pubblicarle sui social, perché le “fotografie scattate durante le ferie e condivise poi sui social media fanno sentire ‘infelice’ chi le osserva e non può trovarsi nei luoghi raffigurati”. In quel caso, la multa per chi infrangeva la regola era molto contenuta e ammontava a 5 franchi, poco più di 5 euro.
Infine, in Alta Austria, nel villaggio che ha ispirato l’ambientazione di Frozen – il celeberrimo film di animazione con protagonista Elsa, la regina del ghiaccio – sono state di recente installate barriere anti-selfie. Siamo ad Hallstatt, e l’amministrazione comunale le aveva fatte collocare sul belvedere più celebre per scoraggiare l’affollamento. La notizia ha fatto così scalpore che le barriere sono state già tolte.
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