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Tips & Tricks

Tassa di soggiorno, cos’è e perché bisogna pagarla

La tassa di soggiorno è sempre obbligatoria? Quanto si paga? Queste sono le domande frequenti, soprattutto nel periodo di vacanze estive.

Dunque qui sotto troverete tutte le risposte inerente a che cosa è la tassa di soggiorno richiesta ai turisti che soggiornano in albergo, bed and breakfast e perché bisogna pagarla.

Cos’è la tassa di soggiorno?

La tassa di soggiorno, più precisamente l’imposta di soggiornoè un tributo introdotto dalla legislazione italiana a partire dal 2011 con la riforma del federalismo fiscale.

Foto | Unsplash @Courtney Cook – Okviaggi.it

La tassa di soggiorno viene richiesta al viaggiatore per ogni notte di permanenza presso una struttura ricettiva di qualsiasi genere: hotel, bed and breakfast, villaggio turistico ecc.

Il principio alla base di questo pagamento prevede che il turista, nel momento in cui si reca in un altro comune, usufruisca in parte dei servizi offerti da quel luogo.

La tassa di soggiorno serve proprio a finanziare tutti quei servizi come il trasporto pubblico o la cura del verde cittadino. Occorre precisare però che non è richiesta su tutto il territorio nazionale e spetta ai singoli comuni stabilire se introdurre questo genere di imposta e quindi il suo ammontare.

Il pagamento della tassa di soggiorno viene effettuato dal turista al termine della sua vacanza e la cifra complessiva viene calcolata a persona in base al numero di notti trascorse nel comune.

Il quanto può costare la tassa di soggiorno dipende da comune a comune, ma a livello nazionale questo contributo può variare da un minimo di 1 Euro a un massimo di 5 Euro; sono comunque le singole amministrazioni comunali a stabilire quanto chiedere come tassa di soggiorno.

Alcune amministrazioni locali hanno deciso di far pagare quest’imposta solo ai turisti che decidono di pernottare in determinati periodi dell’anno, mentre ci sono alcune città come Venezia, RomaFirenze dove la presenza turistica è costantemente elevata e dove la tassa di soggiorno spesso può superare i 5 Euro.

Il consiglio dunque è quello di informarsi prima di parte su quale sia il contributo previsto per l’imposta di soggiorno.

Il pagamento di quest’imposta potrà essere effettuato sia in contanti che con pagamento elettronico. Sarà poi la struttura a versare al Comune di riferimento quanto dovuto per l’imposta di soggiorno.

Al momento del pagamento verificate sempre che vi venga addebitato l’importo corretto diviso per il numero di persone e per le notti passate nel Comune di villeggiatura.

Esenzioni e curiosità

Ci sono determinate categorie che sono esentate dal pagamento dell’imposta di soggiorno. Le norme che regolano eventuali esenzioni sono comunque stabilite a livello comunale, ma in linea di massima a non dover pagare questo tributo sono: i bambini, in alcuni casi fino ai 10 anni, in altri addirittura fino ai 18, le persone disabili, le persone che accompagnano persone portatrici di handicap, gli autisti o più in generale gli accompagnatori turistici, le forze armate, i residenti nello stesso comune in cui si pernotta e chi decide di pernottare presso i cosiddetti ostelli della gioventù.

Foto | Unsplash @Vidar Nordli-Mathisen – Okviaggi.it

Per curiosità, la prima imposta di soggiorno in Italia è stata introdotta l’11 dicembre 1910 con il sigillo del re Vittorio Emanuele III. La legge prevedeva l’imposta di soggiorno solo nei comuni con stabilimenti idroterapici, stazioni climatiche e stazioni balneari.

La legge è stata successivamente ampliata durante il ventennio fascista con il Regio decreto-legge del 24 novembre 1938. Con il Regio decreto legge si è estesa la possibilità di applicare l’imposta di soggiorno in tutte le altre località italiane di interesse turistico. Con il Real Decreto l’imposta ha cambiato formalmente anche nome, passando da tassa di soggiorno a imposta di soggiorno. Tale legge è stata poi abolita il 1° gennaio 1989.

In Italia l’imposta di soggiorno è stata re-introdotta in seguito alla promulgazione della legge n° 42/2009 sul federalismo fiscale. La riforma fiscale del 2009, infatti, ha dato la possibilità agli enti locali di usufruire di alcune riscossioni fiscali. Uno dei primi settori ad essere interessati dal federalismo fiscale è stato proprio quello turistico. Il primo provvedimento in merito alla tassa di soggiorno è stato adottato per la sola capitale d’Italia.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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