A chi non è mai capitato di pensare di voler vivere lontano dal mondo, oppure sognare una comunità in cui si possano attuare i principi comunitari e di solidarietà che sembrano impossibili nella società odierna.
Ecco, l’isola di Tristan de Cunha fa al caso vostro!
Si tratta di un arcipelago di quattro isole vulcaniche situate nell’Oceano Atlantico meridionale e sull’isola principale si trova un insediamento umano di circa 250 abitanti dal nome “Edinburgh of the Seven Seas“, sua capitale.
Infatti l‘insediamento umano più prossimo a Tristan de Cunha è su un’altra isola e dista solamente oltre 2400 km, mentre Città del Capo, in Sudafrica, è il centro abitato più vicino su un continente e si trova a 2810 km.
Il portoghese Tristão da Cunha scoprì l’isola nel 1506, ma rimase disabitata per i successivi tre secoli. In seguito la Marina Britannica la occupò, preoccupata che potesse essere utilizzata dai francesi come base strategica per liberare Napoleone, in esilio nella “vicina” isola di Sant’Elena.
Quando la guarnigione si ritirò nel 1817, alcuni dei suoi membri decisero di restare, formando così una piccola comunità autosufficiente, capitanata dal caporale William Glass noto come Il Governatore; negli anni a seguire si unirono altre persone a Glass e alla sua famiglia e nel 1856 l’isola contava 96 abitanti in totale.
Con il declino della caccia alle balene, il passaggio alle navi a vapore e l’apertura del Canale di Suez, l’isola vide sempre meno navi transitare e molti abitanti emigrarono negli Stati Uniti e a Città del Capo e l’isola venne pian piano dimenticata, a parte in quelle rare occasioni in cui gli isolani si trovarono a soccorrere marinai naufraghi.
In riconoscenza dell’alto valore umanitario degli isolani, il governo britannico nel 1876 dichiarò formalmente le isole come parte dell’Impero britannico.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, il governo britannico avviò una campagna di rifornimenti annuali e, dopo qualche anno, la colonia fu sottoposta a un controllo più formale da parte delle autorità di Sant’Elena.
Nell’agosto del 1961 emersero preoccupanti segni di attività vulcanica e gli abitanti evacuarono l’isola in via cautelare e si trasferirono in Inghilterra per due anni.
Dopo aver appurato le condizioni di vivibilità dell’isola, nell’aprile del 1963 un gruppo di circa 200 abitanti originari decise di tornare e, a oggi, Tristan de Cunha continua a essere abitata e alle dipendenze del Regno Unito.
Ecco la nota dolente: arrivare all’isola di Tristan Da Cunha è una vera e propria impresa.
Innanzitutto occorre prendere un volo dall’Italia per Città del Capo, in Sudafrica, con le compagnie come British Airways o Swiss Air. Da Città del Capo poi, per raggiungere l’isola, occorre prendere una nave che, dopo 7 giorni di viaggio, raggiungerà la destinazione.
Tutte le navi che partono dall’isola sono mercantili e possono imbarcare un massimo di 12 passeggeri e partono una volta a settimana circa, come la MFV Edinburgh o la MV Baltic Trader, e il loro biglietto costa circa 500 dollari a tratta.
Inoltre, non basta presentarsi a Città del Capo e chiedere di potersi imbarcare: ci sono una serie di rigidi protocolli da seguire.
Dato il suo clima tropicale, il periodo migliore per visitare l’isola va da novembre ad aprile, poiché in questo periodo le temperature sono leggermente più alte e le precipitazioni sono più rare.
Mentre il periodo da evitare è da maggio a ottobre poiché le temperature calano di parecchio e aumentano le precipitazioni, con possibilità di burrasche e piogge torrenziali.
Una volta che si è arrivati nell’isola, anche se non è prettamente turistica, ci sono alcuni luoghi d’interesse, come la capitale Edinburgh of the Seven Seas, che sembra un villaggio incontaminato ed è entrato in completa sinergia con il territorio circostante.
Degna di nota è Picco Queen Mary, il vulcano che domina l’isola e i più temerari possono avventurarsi in escursioni tra i vari sentieri di montagna, godendosi un punto panoramico sull’Oceano Atlantico.
C’è anche il Queen Mary Lake, un lago abbastanza grande che si trova nelle vicinanze del Picco Queen Mary in cui è possibile ammirare la fauna e la flora locale.
Infine c’è il Thatched House Museum: un piccolo museo che racconta la storia dell’isola e dei suoi abitanti locali.
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