Valle d’Aosta da vivere: tutto quello che c’è da sapere sulla regione più affascinante d’Italia

Terra di confine, la Valle d’Aosta vanta una storia millenaria oltre a bellezze naturalistiche innegabili. Sul suo territorio è nato il parco nazionale più antico d’Italia, il Parco del Gran Paradiso, che si estende tra Piemonte e Val d’Aosta. Ma la Valle è celebre anche per il gran numero di bellissimi castelli medievali.

La regione è formata da una lunga valle centrale su cui si innestano diverse valli laterali ed è delimitata dalle cime più alte d’Europa: il Monte Bianco (4.807 m), il Monte Rosa (4.637) e il Cervino (4.478). Grazie ai valichi che la collegano alla Francia e alla Svizzera, la regione è sempre stata un territorio di passaggio d’importanza strategica.

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Immagine | Pixabay @ Sergio Cerrato

Nel 25 a. C. i Romani riescono a sottomettere i Salassi, una popolazione celtica locale, e fondano Augusta Pretoria, l’odierna Aosta. Vengono costruite strade verso i colli del Piccolo e del Gran San Bernardo e nel capoluogo sono visibili ancora oggi numerose testimonianze monumentali del passato romano della città. Nell’Alto Medioevo la regione passa a far parte dei domini dei re di Borgogna e, dopo il Mille, dei conti di Savoia: da allora la storia della Valle si fonde con quella dello Stato sabaudo. Dopo la Seconda guerra mondiale la Valle d’Aosta, staccata dal Piemonte, diviene regione a statuto speciale con un’ampia autonomia che prevede, tra l’altro, l’uso ufficiale sia del francese che dell’italiano.

Le lingue della Valle d’Aosta

Nonostante la sua estensione ridotta, sul territorio valdostano sono diverse le lingue che si incontrano nel raggio di pochi chilometri. Tra le parlate che si potranno sentire durante una visita in Valle, c’è in primis il Francoprovenzale. Il bacino di influenza di questa lingua va dalla zona del Lionese in Francia al cantone di Ginevra in Svizzera, comprendendo a sud delle Alpi la Valle d’Aosta ed alcune valli del Piemonte. Nella Valle di Gressoney, ai piedi del Monte Rosa, si parla invece un antico dialetto germanico, il walser.

La fauna

Nel Parco del Gran Paradiso sono diffuse specie alpine anche rare. Simbolo del Parco è lo stambecco, ma è possibile incontrare durante le passeggiate camosci, marmotte, lepri, volpi, tassi, ermellini, donnole, martore, faine. Ci si può imbattere anche in rapaci come l’aquila, il gipeto (tornato recentemente a nidificare nell’area protetta), la poiana, il gheppio, lo sparviero, l’astore, il gufo reale e l’allocco; tra gli uccelli troviamo pernice bianca e gallo forcello, mentre tra le varietà di rettili, insetti e anfibi, abbiamo le vipere, la farfalla Parnassius, i tritoni e le salamandre.

Enogastronomia

Tra le tante specialità che la regione offre, meritano una menzione particolare i prodotti che hanno ottenuto il riconoscimento Dop (Denominazione di Origine Protetta). Tra i formaggi la Fontina e il Fromadzo, tra i salumi il Jambon de Bosses e il lardo di Arnad, ma anche la motzetta (carne essiccata e aromatica) e i boudin, insaccati preparati con l’aggiunta di patate, rape rosse, vino e sangue bovino o suino. Il tutto da gustare in abbinamento ai pregiati vini valdostani: la regione infatti vanta una tradizione vitivinicola importante, nonostante il particolare clima, e la vite vi viene coltivata fin dall’età del bronzo.

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Immagine | Pixabay @ Sergio Cerrato

Sant’Orso, una fiera millenaria

I valdostani hanno saputo preservare le proprie tradizioni in maniera esemplare. Basti pensare alla Foire de Saint Ours, fiera di artigianato che da ben mille anni si tiene ad Aosta a fine gennaio. Quest’anno, segnatevi la data, l’appuntamento è per il 30 e 31 gennaio. Nel Medio Evo i venditori esponevano la propria merce nel Borgo di Aosta, un’area nei pressi della Collegiata chiamata appunto Sant’Orso. Oggi artisti ed artigiani presentano lungo le vie del centro storico i frutti del proprio lavoro, ed è un’occasione per conoscere meglio le attività tradizionali: dalla lavorazione del legno, tra sculture e intagli, a quella della pietra ollare, del ferro battuto e del cuoio, ma anche alla tessitura della lana attraverso antichi telai di legno, al ricamo di merletti e alla produzione di oggetti in vimini.

La Bataille des reines

Si chiama Bataille des reines, “battaglia tra regine”, ed indica, ebbene sì, scontri fra mucche in un’apposita arena. Se vi riesce difficile pensare a una mucca come a un animale bellicoso, dovete sapere che nelle “battaglie” si sfidano particolari razze alpine, come la valdostana pezzata nera e castana e la Hérens del Vallese, che in natura stabiliscono la gerarchia nella mandria proprio attraverso i combattimenti. Le vacche, suddivise in tre categorie in base al peso, si sfidano a partire da fine marzo in diverse arene, per la fasi preliminari. La finale regionale si tiene ad Aosta ad ottobre e la vincitrice viene incoronata regina.
Altra manifestazione molto particolare è il carnevale della Coumba Freida, che si tiene a febbraio nella Valle del Gran San Bernardo. In quest’occasione un corteo di maschere visita le case dei valligiani, ballando per strade e piazze e mangiando e bevendo ciò che gli viene offerto. I costumi ricordano le uniformi dei soldati napoleonici, infatti tradizionalmente la nascita del carnevale è legata alla campagna d’Italia dei soldati francesi, nel maggio del 1800. Oltre ai costumi napoleonici però le maschere indossano elementi folkloristici e simbolici per scacciare gli spiriti maligni, tra cui specchietti, un crine di cavallo e una cintura con una campana.

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