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Tips & Tricks

Voli: cos’è l’overbooking e quali sono i diritti del passeggero

L’overbooking, che si potrebbe tradurre installano con il termine italiano,”sovraprenotazione”, può causare alcuni disagi ai passeggeri sfortunati. Nonostante le lamentele, è importante sottolineare che si tratta di un fenomeno limitato nelle dimensioni e non vietato per legge. Al contrario, è tutelato dalle norme comunitarie che includono specifici incentivi per i passeggeri cui viene negato l’imbarco e, in alcuni casi – come spiegheremo in seguito – può persino permettere loro di tornare a casa con qualche migliaio di euro in più in tasca.

Overbooking e voli: cosa devi sapere prima di partire

Ma cosa si intende esattamente con il termine l’overbooking? È una strategia degli esperti di compagnie aeree per vendere più biglietti di quanti gli aerei possano effettivamente contenere. Le norme di sicurezza tuttavia impediscono loro di far salire troppa gente a bordo o di tenerla in piedi. Quindi semplicemente qualcuno deve restare sulla terraferma.

La maggior parte delle compagnie aeree è comunque in grado di prevedere in modo abbastanza preciso su quali rotte e con quale frequenza possono praticare questa tecnica del overbooking senza creare grandi problemi.

L’overbooking è quindi una pratica assolutamente legale. In assenza di una specifica normativa che lo vieti, le compagnie aeree possono praticarlo liberamente. Le compagnie aeree adottano questa strategia perchè è più comune di quello che si pensi, che un certo numero di persone prenoti un volo ma poi, per vari motivi, non si presenti in aeroporto.

Foto | kasto @Canva – okviaggi.it

Per le compagnie, questa assenza comporta un posto vuoto sull’aereo e una mancanza di guadagno, sia perché spesso le tariffe prevedono rimborsi totali o parziali, sia perché quel posto potrebbe essere stato venduto al prezzo più basso e invece sarebbe stato possibile venderlo a un valore notevolmente più alto. Pertanto, basandosi sulle medie storiche presenti nei propri sistemi di vendita, le compagnie tendono a vendere un numero di posti in più rispetto al numero massimo consentito, da 5 a 30 a seconda che si tratti di voli a corto-medio o lungo raggio.

Non tutte le compagnie aeree però ricorrono all’overbooking. Per esempio, la rinomata compagnia low cost Ryanair e la compagnia americana jetBlue hanno specificatamente dichiarato nel loro contratto con i viaggiatori che non adottano questa pratica.

Il tasso di mancata presentazione al gate può variare ed esser assolutamente imprevedibile. Ci sono davvero molti fattori che possono influenzare l’arrivo o meno al Gate di un passeggero. Ad esempio può influire il paese in cui si trova, la compagnia aerea che ha scelto, le previsioni atmosferiche o persino la situazione geopolitica del momento.

In generale il tasso di passeggeri “no show”, ovvero di quelli che non si presenta effettivamente al Gate, si aggira tra il 2% e il 7%. Durante l’emergenza Covid in Italia nel 2020 quella percentuale ha raggiunto il 50%.

Per comprendere meglio l’utilità dell’overbooking per le compagnie aeree, è interessante fare riferimento ai dati del 2005 di Lufthansa. In quell’anno, quasi 5 milioni di persone che avevano prenotato i voli non si sono presentate al gate. Grazie all’overbooking, Lufthansa è riuscita a concedere posti a ulteriori 570 mila persone, sebbene 4,43 milioni di sedili siano rimasti vuoti. Questa testimonianza dimostra come l’overbooking possa garantire una maggiore efficienza e un utilizzo ottimale delle risorse per le compagnie aeree.

La mancanza di statistiche in Europa non ci permette di fornire un numero preciso di casi reali di overbooking. Tuttavia, i dati disponibili sul trasporto aereo statunitense mostrano che nel primo trimestre di quest’anno 5.685 persone sono state sbarcate a causa dell’overbooking. Le compagnie aeree americane più colpite da questo problema sono state American Airlines (2.069 casi) e Frontier (2.442 casi). In totale, stiamo parlando di 0,29 mancati imbarchi ogni 10.000 passeggeri.

I periodi in cui l’overbooking è più frequente sono l’estate e le festività natalizie, oltre a Pasqua e durante grandi eventi come eventi sportivi, concerti o conferenze internazionali. Inoltre, i giorni di picco per l’overbooking sono il lunedì, il venerdì e la domenica.

Overbooking sui voli: come ottenere un risarcimento

Quando parliamo delle compensazioni per il negato imbarco, le compagnie aeree devono inizialmente cercare degli audaci volontari disposti a scambiare il loro posto con dei benefici concordati. Se, tuttavia, la lista dei volontari risulta essere un deserto, i passeggeri sventurati che si vedono negare l’imbarco hanno il diritto di ricevere un’espiazione finanziaria. L’importo di tale risarcimento oscilla tra i 250 euro per distanze inferiori a 1.500 chilometri fino a 600 euro per distanze oltre i 3.500 chilometri. I passeggeri possono anche richiedere un rimborso per la parte di viaggio che non hanno potuto effettuare, l’imbarco su un volo alternativo nel più breve tempo possibile, un volo alternativo che si adatti meglio ad esigenze future o, in caso di attese eccessive, una sistemazione in un hotel, il rimborso del pranzo/cena e il trasferimento dall’aeroporto al proprio luogo di riposo.

È davvero una scelta valida considerare l’opzione di rinunciare al volo in cambio di una compensazione di alcune migliaia di euro. La storia del fotografo Andy Luten è diventata famosa: in estate 2021 doveva imbarcarsi sul volo Delta Air Lines da Minneapolis (USA) a Reykjavik (Islanda) e ha ricevuto dalla compagnia una compensazione di 4.500 dollari per prendere un altro volo. In Europa, la cifra può arrivare fino a 1.500 euro per persona.

Le compagnie aeree tengono traccia dell’ordine di registrazione dei passeggeri e, in caso di overbooking, scelgono sempre gli ultimi arrivati al check-in (online o al banco dell’aeroporto).

Ma l’overbooking non è solo un’inconveniente per i passeggeri, è anche un’opportunità di profitto per la compagnia aerea. Supponiamo che un Airbus A320 abbia 180 posti a sedere: se la compagnia accetta ben 186 prenotazioni, quei 6 posti extra potrebbero essere venduti ad un prezzo esorbitante, magari proprio all’ultimo momento, diciamo 500 euro a testa. Ecco che si materializzano 3.000 euro di introiti extra per quel volo e, considerando che la compagnia fa 100.000 decolli all’anno, avremmo un incredibile guadagno potenziale di 300 milioni di euro.

Ora, dal momento che il tasso di “no show” non è mai del 100% né dello 0%, la compagnia deve comunque prevedere un “risarcimento” per chi viene selezionato per lo sbarco. Considerando un 40% di fallimento nell’overbooking (anch’esso un valore molto elevato), ciò implicherebbe dover riconoscere un indennizzo a 240.000 persone, magari anche sotto forma di voucher e alloggio in hotel, con una spesa di 240 milioni di euro: nonostante tutto, rimarrebbero in cassa 60 milioni dei 300 milioni di entrate aggiuntive.

Dalma Bonaiti

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